L'EPOCA COMUNALE
Il desiderio di autonomia dei sammauresi si concretizza verso la metà del XV° secolo con la stesura degli Statuti Comunali.
Da questo documento ci giungono numerose notizie sulla comunità. Innanzi tutto il suo territorio digrada verso la costa dove risulta forte la presenza degli aquitrini e dei boschi. San Mauro possiede molti prati e selve comunali nonchè un'abbondante disponibilità di acque e terre coltivate. Nelle zone basse ed umide prevale l'economia della raccolta (frutti selvatici, ghiande, miele), della caccia e della pesca, dell'allevamento del bestiame il tutto regolarmente disciplinato da normative statutarie adeguate.
Dagli Statuti apprendiamo anche che l'abitato di San Mauro era costituito da una fortezza centrale, circondata da un muro e da un ampio fossato con ponte levatoio. Il luogo ha un secondo spazio esterno, anch'esso con cinta muraria e porta, dove sorgono alcune abitazioni ed un piazzale con la casa Comunale. L'edificio della comunità, dove si amministra la giustizia, è costruito su due piani, dispone di un carcere ed altre torri. La chiesa principale è esterna alle fortificazioni ed esiste anche un piccolo ospedale intitolato a San Mauro, in cui vengono ricoverati sia gli ammalati che i poveri e i pellegrini.
Mentre San Mauro è un paese dove s'insediano varie famiglie, Giovedìa conserva la sua natura di fattoria fortificata appartenente ad una sola famiglia e le persone che vi abitano sono tutte legate tra loro dalla conduzione del complesso rurale.
Il testo statutario definisce inoltre l'ordinamento amministrativo della comunità locale nonchè le regole della vita pubblica e privata.
Il vicario è il vero titolare del potere a San Mauro e lo esercita in nome del signore feudale da cui è nominato; resta in carica per sei mesi, governa avvalendosi della collaborazione del notaio (segretario), presiede il consiglio dei dieci (cittadini onesti nominati dall'arengo) e l'arengo (assemblea dei capifamiglia). Vicario ed arengo esercitano la giustizia civile e penale.