PASCOLI E LA ROMAGNA
Quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita di Giovanni Pascoli che nacque a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. Tutti conoscono il legame profondo che legava il poeta alla terra natale, alla casa, ai luoghi dell’infanzia.
Sindaco Gori, può raccontarci alcuni episodi relativi all’infanzia di Pascoli, in particolare quei momenti rimasti incancellabili nella sua memoria perché legati ad un periodo sereno della sua vita?
Come il poeta ricorda spesso nei suoi scritti, l’unico periodo spensierato della sua vita è stato proprio quello trascorso a San Mauro con la famiglia, naturalmente prima dell’assassinio del padre Ruggero, avvenuto quando il poeta aveva solo dodici anni. La famiglia Pascoli era molto unita come apprendiamo anche dalle memorie del Parroco dell’epoca, Federico Balsimelli; tra i ricordi ancora vivi nella memoria pascoliana ci sono i giochi con i fratelli nel giardino della casa natìa, le piante e i fiori coi loro profumi rimasti indelebili, la chiesina accanto alla casa, i prati della Torre dove trascorrevano l’estate.
Sicuramente il legame profondo tra Pascoli e la sua terra nasceva proprio dallo stesso sentimento che lo univa alla sua famiglia, come se quel luogo continuasse ad emanare il calore di una volta, come se il nido sicuro potesse essere quello per sempre.
E’ proprio così. Pascoli ritrovava nei luoghi della fanciullezza i confini del proprio mondo ideale, riempito dall’amore materno. Non a caso il poeta nei suoi spostamenti in Italia dovuti all’insegnamento portava sempre con sé un vaso della pianta preferita da Caterina, la madre: la cedrina, quella che lui allora chiamava “erba Luisa” e che spargeva il suo profumo ovunque, era l’odore di casa sua e quindi il simbolo di quel calore materno venutogli a mancare così presto. Quando approderà a Castelvecchio Barga, in Toscana e comprerà la casa, pianterà quella cedrina proprio davanti all’uscio in modo da sentirsi finalmente a casa.
Molti visitatori spesso chiedono quale sia stato il motivo per cui il poeta non abbia riacquistato la casina di San Mauro continuamente sognata. C’è un motivo particolare?
Dalle lettere di Pascoli all’amico sammaurese Pietro Guidi (il famoso Pirozz) emerge il continuo desiderio di riavere la sua casa natale, ma dobbiamo ricordare che a quel tempo questa era abitata da un’altra famiglia e di certo il poeta, pur essendo già celebre, non avrebbe mai voluto “cacciare” dalla casa chi ci abitava già da anni. Alla fine, dunque, si rassegnò all’idea di non averla più.